"Crocifissi", il volume postumo di Vincenzo Di Maggio che racconta i crocifissi delle chiese di Giarre e Riposto

 

“Crocifissi – Edifici di culto a Giarre e Riposto” è il titolo dell’ultimo libro di Vincenzo Di Maggio, pubblicato postumo a cura dell’Archeoclub d’Italia area ionico etnea. Il professore e avvocato Vincenzo Di Maggio, insigne studioso giarrese della storia e della cultura locale, è scomparso nel 2010. Introvabili ma molto ricercati da amatori i suoi saggi, tra cui “Il liberty a Giarre e a Riposto”, “Torri della Contea di Mascali”, “Sant'Alfio, la dura conquista dell'autonomia” e tanti altri ancora. Studi originali, unici che nessuno dopo la sua scomparsa ha più condotto. L’autore non riuscì a completare “Crocifissi”, ma il libro può essere considerato il suo testamento spirituale. I testi illustrano le riproduzioni fotografiche dei crocifissi che adornano le chiese dell’area ionico-etnea. Di Maggio fu storico appassionato del territorio ma anche un uomo profondamente religioso. Nella premessa ha definito il volume «Un inedito itinerario che, attraverso la “crocifissione”, conduce ad una riflessione sulla missione del Redentore». E ancora: «Dietro quei Crocifissi che si trovano nelle chiese c’è tutta una devozione di secoli. Gli artisti non erano altro che i traduttori privilegiati del sentimento popolare o pietas».

Di Maggio fu anche presidente onorario dell’Archeoclub area ionico etnea e l’attuale presidente, la prof.ssa Maria Rosaria Grasso, nella presentazione del libro spiega che è stata la famiglia di Di Maggio a chiedere all’associazione di occuparsi della stampa del volume. «In un periodo così complicato – scrive la presidente Grasso – le pagine di Di Maggio devono incitarci a non mollare la presa, a continuare ad operare in difesa della cultura del territorio, dell’identità, valori che segnano la distanza fra l’essere semplici abitanti di un luogo e cittadini consapevoli». Nella prefazione, la vice presidente dell’Archeoclub area ionico etnea, prof.ssa Ines Torrisi, sottolinea che Di Maggio è stato capace di alimentare il dialogo tra gli studiosi locali e di creare un collegamento con le istituzioni preposte alla tutela e allo studio del territorio e del suo patrimonio culturale.


Nell’introduzione, la storica Carmela Cappa, della Soprintendenza BBCCAA di Catania ricorda quanto Di Maggio fosse convinto che le icone del sacro «Non devono soltanto essere studiate come opere d’arte, ma come testimonianze di una Fede che rende coese tutte le classi sociali dinanzi all’emozione e allo stupore che riesce a suscitare l’arte quando esprime il sacro».

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 4 ottobre 2021

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