Giarre, comune rischia secondo dissesto, davvero

 

Stavolta il rischio di un secondo dissesto, a tre anni dal primo, è serio e dipende da un debito fuori bilancio relativo a un esproprio del 2002 e che si aggira intorno a 1milione e mezzo di euro. Tutte le amministrazioni comunali, prima o poi, devono fare i conti con debiti fuori bilancio riguardanti le amministrazioni precedenti. In questo caso bisogna risalire al 2002: l’allora giunta Toscano approva il progetto per il completamento di parte della viabilità nell'ambito dell'insediamento di edilizia residenziale pubblica in contrada Jungo, prevedendo tra le particelle da assoggettare a vincolo oblativo alcune di proprietà privata. Nel 2004 si fissava l'indennità provvisoria ma non si emetteva alcun decreto di esproprio nei 5 anni dall'immissione in possesso (come invece previsto dalla dichiarazione di pubblica utilità del 2002). I privati espropriati hanno proposto, quindi, ricorso al Tar Catania che ne ha accolto le istanze. Vincono varie cause e si arriva al 2016 e il Tar ordina al Comune, entro 30 giorni, o la restituzione delle particelle espropriate oppure di acquisirle al patrimonio dell'Ente pagando le indennità di legge e nomina un Commissario ad acta per eseguirlo. Le particelle non si possono più restituire e quindi il commissario ad acta quatifica le somme che il Comune deve dare ai privati. Arriviamo al 2018 e il Comune va in dissesto. Il ministero nomina l’Organismo straordinario di liquidazione che deve pagare i debiti del Comune sino al 2018. A disposizioni dell’Osl ci sono 18milioni di euro circa. I debiti che il Comune deve pagare ai privati espropriati sono 438mila euro, più 368mila circa più 548mila: totale 1milione354mila circa. Una cifra che farebbe sballare il già fragile bilancio dell’Ente e ri-dissestare. Il sindaco Angelo D’Anna chiede, quindi, al commissario ad acta di presentare l’ammissione alla massa passiva, cioè di farsi pagare dall’Osl: secondo un orientamento giurisprudenziale si può fare. Ma il Tar dice no e chiede che il debito si paghi con fondi di bilancio. L’amministrazione adesso ha incaricato l’avv. Antonio Saitta per impugnare l’atto al Cga di Palermo. Un incarico di quasi 30mila euro per evitare di far dissestare di nuovo il Comune.

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 21 febbraio 2021

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