A Giarre chiude, non si sa sino a quando, la pasticceria Duci e salatu, ma tante altre aziende hanno chiuso in questi mesi

 

Ha suscitato scalpore a Giarre la chiusura, a tempo indeterminato, della pasticceria Duci e salatu di via D’Azeglio. Solo l’ultima di una serie di chiusure causate, in qualche modo, dalle restrizioni dovute alla pandemia: un altro noto bar ha chiuso in attesa di tempi migliori, chiuderà definitivamente il 31 gennaio un negozio di abbigliamento di corso Italia, mentre a fine dicembre ha chiuso un negozio di gadget e articoli da regalo vicino piazza Duomo in quanto non essendo in questo periodo di pandemia possibile fare feste non si vendono regali.





La chiusura di Duci e salatu lascia 15 dipendenti a casa. L’Unione liberi artigiani, presieduta da Diego Bonaccorso, ieri ha lanciato l’allarme con un comunicato. «Esprimo la mia solidarietà al titolare dell’attività ed ai dipendenti colpiti dalla crisi – ha detto Bonaccorso – Lottiamo da mesi affinché questi ristori, che dovrebbero essere in realtà indennizzi, siano più cospicui. Finora sono stati del tutto insufficienti, in particolare in alcuni settori come ristoranti, palestre e tante altre, a coprire le spese e le gravi perdite. Noi continueremo a lottare, finché il Governo e la Regione non aiuteranno questi comparti che sono in ginocchio».  Il titolare di Duci e Salatu, Andrea Rizzo, commenta amareggiato: «L’emergenza dura ormai da quasi un anno e non ce la facciamo più.  I ristori ricevuti fino ad oggi sono davvero irrisori rispetto ai costi di mantenimento e di gestione di un’attività. Nella prima fase sono arrivati due bonifici di 600 euro. Oggi è arrivato qualcosa di più sostanzioso ma siamo nell’ordine dei 10mila euro complessivi dall’inizio dell’emergenza. Se si considera che una nostra bolletta dell’energia elettrica in media sfiora i 3000 euro al mese si capisce che non è possibile per noi continuare. Per questo abbiamo deciso di chiudere e di cercare di salvare l’azienda, prima che sia troppo tardi. Ci troviamo in una situazione davvero difficile. Chiudiamo a tempo indeterminato. Riapriremo quando non ci saranno più le limitazioni a zone e sarà possibile tornare più o meno alla normalità». Grande preoccupazione esprime anche uno dei dipendenti Andrea Casabella che dice: «Temo che la crisi durerà oltre la riapertura».

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 20 gennaio 2020

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