L'appello della figlia di paziente "Non trasformate l'ospedale di Acireale in covid hospital"

 


Trasformare l’ospedale di Acireale in covid hospital priva di un presidio un’ampia popolazione, soprattutto tutti i pazienti affetti da altre patologie, e di conseguenza si intaseranno gli ospedali catanesi. Un conto è sentirlo raccontare un conto è viverlo. In questi giorni lo stanno vivendo i figli di un paziente di 80 anni che vogliono far sapere questa vicenda perché chi prende decisioni comprenda le conseguenze di questa conversione a ospedale covid del presidio acese e ci ripensi. I figli di questo paziente vivono tra Giarre e Riposto. L’uomo evacuava sangue. I parenti riferiscono che mercoledì pomeriggio all’ospedale di Acireale non potevano prenderlo in carico e per questo è stato portato al Cannizzaro dove è arrivato alle ore 18. Una volta entrato dentro il pronto soccorso i parenti non possono più avere contatti con il loro congiunto. «Nel pronto soccorso nessuno ti dà informazioni – racconta la figlia dell’uomo -. Se mio padre non avesse avuto il cellulare non avremmo saputo più nulla. A stento l’infermiera del triage mi ha detto che mio padre avrebbe dovuto fare una tac. La prassi prevede che quando arrivi lasci il paziente davanti al pronto soccorso e basta. Se il paziente è cognitivamente vigile gli lasci il cellulare e puoi avere contatti. Ma se il paziente ha problemi cognitivi lo perdi, perché ti danno solo risposte generiche. Un paziente anziano resta solo con la sua patologia. Non sono neanche riuscita a descrivere i sintomi che aveva avuto mio padre perché nessuno me li ha chiesti. Hanno velocemente preso la temperatura, fatto il tampone e mi hanno detto “Le faremo sapere”. La seconda volta che ho chiesto informazioni ho fatto presente che mio padre deve prendere i farmaci perché il cardiologo non vuole che sospenda la terapia, è un cardiopatico importante. Non sappiamo se la terapia gli è stata sospesa. Mio padre ci ha detto che alle 4 gli hanno fatto la tac, ma sino a stamattina (ieri ndc) non abbiamo la diagnosi, non sappiamo niente. Mio padre tutta la notte ha chiesto un bicchiere d’acqua ma non c’era nessuno che glielo poteva dare. Mi amareggio per tutti gli altri: se un paziente non è in grado di esprimersi come gli viene attribuito il codice? E se non ha un parente che lo può aiutare? Quando arrivi al pronto soccorso ci sono 7,8 ambulanze in attesa. Perché dobbiamo intasare i pronto soccorso di Catania?». La tac effettuata 10 ore dopo è segno della congestione del pronto soccorso. «E’ vero che c’è l’emergenza covid – aggiunge la signora - ma è anche vero che c’è tanta gente che sta male per altri problemi. Non possono trasformare Acireale in un ospedale interamente covid: già non abbiamo l’ospedale di Giarre. In questa zona c’è un’utenza enorme». Secondo la figlia del paziente se avesse potuto ricoverare il padre ad Acireale i tempi sarebbero stati più brevi: «Non possiamo dirlo al 100% - dice - ma se andiamo tutti al Cannizzaro è ovvio che si allunga l’attesa. E se non sei covid lo diventi. Dobbiamo morire di covid o di altre patologie?».

La signora racconta di un altro paziente   ricoverato e poi trasferito in un altro ospedale senza che i parenti lo sapessero e non sarebbe l’unico caso.

La trasformazione del “Santa Marta e Santa Venera” in ospedale Covid sta dando problemi anche ad altri pazienti che avevano fruito, nei giorni scorsi, di servizi, visite o interventi ad Acireale. Ad esempio, un paziente riferisce che aveva effettuato la colonscopia e gli erano stati asportati polipi; adesso non sa se, quando e dove potrà ritirare i referti e da giorni non sa se ha avuto una evoluzione in tumore.   

Frattanto a Giarre i capigruppo dei gruppi consiliari Viviamo la Città e Giarre E’vviva, Massimo Di Prima e Antonio Camarda, hanno chiesto la convocazione di un Consiglio comunale straordinario sul tema dell’ospedale di Giarre, secondo le modalità previste dal Dpcm 18 ottobre 2020, vista l’importanza di questo argomento per la comunità giarrese e di tutto l’hinterland jonico-etneo.

   

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Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 30 ottobre 2020

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