Giarre, il 31 ottobre capitale dell'orgoglio gay, nel ricordo di Toni e Giorgio

Il 31 ottobre Giarre sarà al centro della ribalta nazionale. Ricorrono, infatti, i 40 anni dell’uccisione di due giovani amanti giarresi, Antonio Galatola e Giorgio Agatino GiammonaDal loro delitto derivò un moto di sdegno e di protesta che portò alla nascita del movimento omosessuale italiano e dell’Arcigay. In questa ricorrenza Massimo Milani, 66 anni, e Biagio «Gino» Campanella, 74 anni, palermitani e co-fondatori di Arcigay, si uniranno civilmente nel Comune. Oggi se ne parlerà su Rai 1 nella trasmissione “Domani è un altro giorno”, in onda dalle 14.

Paolo Patanè, giarrese, già presidente nazionale di Arcigay, spiega il programma del 31: «Alle 17 sarà celebrata l’unione civile nel municipio. Alle 18 è previsto un corteo sino a piazza De Andrè dove si terrà un evento pubblico». Questi appuntamenti, come pure i possibili eventi che li precederanno, dipenderanno anche dal Dpcm di oggi. Il sindaco D’Anna ha già assicurato che si onorerà «Con il massimo impegno e con cordiale accoglienza la richiesta di celebrazione dell’unione civile».

Su facebook Massimo Milani spiega: «Dopo 42 anni di amore e lotta io e Gino ci sposeremo a Giarre. Il nostro è un matrimonio inutile e indispensabile. È inutile, perché nulla ormai ci può separare dopo tanti anni vissuti insieme, neanche la morte, forse. È indispensabile perché per due mesi siamo stati separati e isolati l’uno dall’altro. Due mesi durante i quali Gino lottava tra la vita e la morte. La cerimonia non potevamo non organizzarla in un luogo che è rimasto indelebile nell'immaginario Lgbt+, a memoria perenne di una morte ingiusta, per non dimenticare un gesto vile e nella speranza che questo nostro atto, fortemente simbolico e politico, renda un millesimo di giustizia ai due giovani uccisi».



Toni e Giorgio, chiamati “i ziti” sarebbero stati uccisi, su loro richiesta, convinti che non avrebbero mai potuto vivere serenamente, ricostruzione però contestata. In proposito Patanè spiega: «In base alle informazioni certe sappiamo che da soli non si sono uccisi: la pistola è stata trovata sepolta. E’ stato accusato il nipote di uno dei due, impunibile perché minore all’epoca. Di chi era la pistola non si sa. Non venne fatto l’esame balistico. Come mai ai ragazzi è stato sparato ai ragazzi alla tempia e i due ragazzi sono stati trovati uniti?».

MGL

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 7 ottobre 2020

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