l'ingresso dell'ex ospedale di Giarre in viale Don Minzoni dove sinora ha avuto sede il Consultorio familiare |
Spiega perché è contraria a collocare il consultorio dentro l’ospedale il consigliere comunale Patrizia Lionti, che parla anche a nome di utenti del consultorio che, per motivi di privacy, non si espongono. «Il servizio consultoriale – ha detto la Lionti in una mozione - è un servizio territoriale che deve operare in seno al contesto cittadino e deve fornire all’utenza la massima riservatezza ed il minor impatto possibile». Citando il documento “Organizzazione e attività dei consultori familiari pubblici in Italia” la Lionti sottolinea che i consultori familiari devono essere visibili e facilmente accessibili, specie da quei gruppi di popolazione a rischio. Il servizio deve essere predisposto in maniera da creare un’atmosfera informale che faciliti la relazione, la costruzione di percorsi socio-sanitari e l’accompagnamento verso i servizi specialistici. Ecco perché un
ospedale non si addice ad ospitare un consultorio. La Lionti ha chiesto, quindi, al sindaco di attivarsi per evitare i disagi che potrebbero seguire a questo trasferimento.
A disporre il cambio di sede è stato il commissario straordinario dell’Asp, Gaetano Sirna, con l’ordinanza n°8 del 22/03/12. «Il dott. Sirna – commenta la Lionti - evidentemente, intende il consultorio come un presidio meramente attinente alla maternità e alla preparazione al parto, quando invece, esso offre una molteplicità di
servizi complessi e multidisciplinari, come corsi di educazione alla affettività ed alla sessualità all’interno della struttura stessa e coinvolgendo anche le scuole del territorio, preparazione alle problematiche menopausali, spazio giovani, informazione, prevenzione e screening del carcinoma al seno e al collo dell’utero, assistenza
psicologica alla scelta consapevole della gravidanza. Tutto ciò e tanto altro in un contesto riservato e di accoglienza che nulla ha a che fare con una struttura prettamente ospedaliera».
La pensa diversamente il direttore sanitario del presidio “S.Giovanni di Dio e S.Isidoro”, dott. Salvatore Scala che ha una visione completamente diversa: «questa nuova collocazione del consultorio può
avere vantaggi e svantaggi: i primi saranno un’agevolazione nell’eseguire degli accertamenti; gli svantaggi possono essere un’iniziale diffidenza degli utenti in quanto l’ospedale viene associato alla malattia mentre il consultorio si occupa anche di prevenzione o di adolescenti, attività che non sono di cura ma che
svolte in un contesto ospedaliero potrebbero suscitare diffidenza.
Superato questo approccio iniziale i risultati saranno migliori». Per il direttore Scala la nuova collocazione del consultorio è positiva perché l’attività potrà essere incrementata. «L’integrazione tra ospedale e territorio – dice – migliora i servizi territoriali; anche il consultorio all’interno dell’ospedale rientra in un processo di
integrazione di cui fanno già parte il Pta, il Ppi, la guardia media e il pronto soccorso». E il dott.Scala parla di un salto di qualità: «non bisogna pensare più all’ospedale solo come centro di cura della malattia ma anche come centro di promozione della salute».
Maria Gabriella Leonardi
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