
Le elezioni nazionali e regionali sono passate, i manifesti abusivi con i faccioni dei candidati e i loro slogan retorici sono rimasti. Posizionati nei posti più assurdi: sui cavalcavia, sui pali della luce, sui tetti delle case, sulle campane della raccolta dei rifiuti… e su alcuni muri a raffica: dieci, venti, trenta manifesti tutti dello stesso candidato, tutti uguali, come se i voti aumentassero facendo vedere la stessa faccia centinaia di volte: ma sarà poi davvero così? I diretti interessati, gli ormai ex candidati, non hanno nessun interesse a rimuovere ad esempio i gonfaloni che hanno fatto appendere ai pali della luce. Anzi, alcuni candidati, a elezioni concluse, hanno ritenuto doveroso affissare altri manifesti abusivi per ringraziare i propri elettori, pochi o molti che fossero stati. E al Comune? Come in tutti gli altri Comuni si allargano le braccia: un intervento adesso di rimozione dei gonfaloni o dei manifesti abusivi sarebbe, come sempre molto costoso, ma in più stavolta perfettamente inutile visto che tra breve, con le elezioni comunali e provinciali, i manifesti abusivi saranno il triplo. Nessuna multa è stata elevata giacchè l’esperienza insegna: «Anni fa qualche comune della provincia di Catania provò ad elevare delle multe per i manifesti abusivi in periodo elettorale, ma l’intervento non sortì alcun effetto» spiega l’architetto Venerando Russo, dirigente della IV Area “gestione urbanistica, territorio ed ambiente" del Comune di Giarre. Insomma, non resta che rassegnarsi per questi mesi al manifesto selvaggio dei candidati e aspettare che il delirio elettorale passi: in campagna elettorale il fenomeno è incontrollabile. Forse, però, la differenza possono farla gli elettori, premiando i candidati che rispettano le regole e il decoro urbano, se se ne trovano. Anche perché se per primi non rispettano le regole coloro che ambiscono a diventare onorevoli, consiglieri o sindaci, come poi potranno pretendere che siano i cittadini a farlo?
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su La Sicilia del 30 aprile 2008)
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I.
Ciao.
I.