Il Consultorio sarà trasferito dentro l'ospedale. Pro e contro

l'ingresso dell'ex ospedale di Giarre in viale Don Minzoni
dove sinora ha avuto sede il Consultorio familiare
Dal prossimo 10 aprile il consultorio familiare di Giarre sarà trasferito all’interno dell’ospedale, nei locali che furono della ginecologia. Un posto non vale l’altro e questa diversa collocazione rischia, secondo alcuni, di snaturare la funzione del consultorio compromettendone la fruizione.
Spiega perché è contraria a collocare il consultorio dentro l’ospedale il consigliere comunale Patrizia Lionti, che parla anche a nome di utenti del consultorio che, per motivi di privacy, non si espongono. «Il servizio consultoriale – ha detto la Lionti in una mozione - è un servizio territoriale che deve operare in seno al contesto cittadino e deve fornire all’utenza la massima riservatezza ed il minor impatto possibile». Citando il documento “Organizzazione e attività dei consultori familiari pubblici in Italia” la Lionti sottolinea che i consultori familiari devono essere visibili e facilmente accessibili, specie da quei gruppi di popolazione a rischio. Il servizio deve essere predisposto in maniera da creare un’atmosfera informale che faciliti la relazione, la costruzione di percorsi socio-sanitari e l’accompagnamento verso i servizi specialistici. Ecco perché un
ospedale non si addice ad ospitare un consultorio. La Lionti ha chiesto, quindi, al sindaco di attivarsi per evitare i disagi che potrebbero seguire a questo trasferimento.
A disporre il cambio di sede è stato il commissario straordinario dell’Asp, Gaetano Sirna, con l’ordinanza n°8 del 22/03/12. «Il dott. Sirna – commenta la Lionti - evidentemente, intende il consultorio come un presidio meramente attinente alla maternità e alla preparazione al parto, quando invece, esso offre una molteplicità di
servizi complessi e multidisciplinari, come corsi di educazione alla affettività ed alla sessualità all’interno della struttura stessa e coinvolgendo anche le scuole del territorio, preparazione alle problematiche menopausali, spazio giovani, informazione, prevenzione e screening del carcinoma al seno e al collo dell’utero, assistenza
psicologica alla scelta consapevole della gravidanza. Tutto ciò e tanto altro in un contesto riservato e di accoglienza che nulla ha a che fare con una struttura prettamente ospedaliera».
La pensa diversamente il direttore sanitario del presidio “S.Giovanni di Dio e S.Isidoro”, dott. Salvatore Scala che ha una visione completamente diversa: «questa nuova collocazione del consultorio può
avere vantaggi e svantaggi: i primi saranno un’agevolazione nell’eseguire degli accertamenti; gli svantaggi possono essere un’iniziale diffidenza degli utenti in quanto l’ospedale viene associato alla malattia mentre il consultorio si occupa anche di prevenzione o di adolescenti, attività che non sono di cura ma che
svolte in un contesto ospedaliero potrebbero suscitare diffidenza.
Superato questo approccio iniziale i risultati saranno migliori». Per il direttore Scala la nuova collocazione del consultorio è positiva perché l’attività potrà essere incrementata. «L’integrazione tra ospedale e territorio – dice – migliora i servizi territoriali; anche il consultorio all’interno dell’ospedale rientra in un processo di
integrazione di cui fanno già parte il Pta, il Ppi, la guardia media e il pronto soccorso». E il dott.Scala parla di un salto di qualità: «non bisogna pensare più all’ospedale solo come centro di cura della malattia ma anche come centro di promozione della salute».
Maria Gabriella Leonardi
25 marzo 2012

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