Giarre, servizio rifiuti. I giorni della protesta 3


E’ iniziata di prima mattina, ieri, la protesta dei netturbini. Dal cantiere della Dusty, intorno alle 9, i lavoratori sono scesi a bordo dei mezzi, prima le spazzatrici, poi gli assi e le vasche, percorrendo la nazionale, giungendo, lentamente e suonando i clacson, sino al centro per fermarsi poi al mercato ortofrutticolo. Un corteo che ha rallentato il traffico. Dinanzi al mercato i carabinieri hanno chiesto ai manifestanti i documenti: la manifestazione non era autorizzata e rischiano di essere denunciati. Una denuncia, secondo i lavoratori, è stata presentata dalla ditta.
Frattanto la Prefettura ha convocato le parti, amministrazione, ditta e sindacati per martedì 20 alle ore 12. Con la convocazione in Prefettura non possono essere attuate altre proteste. Il sindaco Angelo D’Anna aveva chiesto questo incontro: conta di potere pagare al più presto una seconda fattura alla Dusty ma vuole essere certo che con questi soldi la ditta pagherà i lavoratori che a febbraio hanno percepito lo stipendio relativo a dicembre. «Sono solidale con i lavoratori – ha detto il sindaco – ma non devono andarci di mezzo i cittadini» e ricorda che la metà dei comuni paga in ritardo ma non in tutti i comuni avvengono blocchi come a Giarre.
Concluso il normale turno i lavoratori hanno appreso che stavano arrivando con dei veicoli colleghi da altri cantieri Dusty di Misterbianco e Paternò, per pulire Giarre. Gli operatori giarresi, per bloccarli, si sono, recati in un primo momento al casello autostradale e poi a S.Maria la Strada. Infine, hanno incontrato i colleghi nel cantiere. «Sapevano che avevamo preso lo stipendio e che dovevano aiutarci – dice Santo Gangemi dell’Ugl - . Hanno capito la situazione e sono tornati a casa. C’è uno stato di agitazione, si lavorerà solo per l’orario contrattuale, sono esclusi gli straordinari in attesa della riunione in Prefettura. Lì chiariremo anche le vicende contrattuali: la Dusty non può permettersi di denunciare i lavoratori». «Abbiamo tranquillizzato i nostri lavoratori perché abbiamo la nostra ragione», dice Tino Cucè della Cgil. E Giovanni La Spina della Cisl rimarca: «Siamo uniti nella lotta».
MGL
15 marzo 2018

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