Giarre, tra le spese non indispensabili per il Comune a un passo dal dissesto i buoni libro e le spese per il trasporto scolastico

Tra le spese non indispensabili che il Comune di Giarre potrebbe evitare per scongiurare il dissesto, nell’elenco stilato dal ragioniere generale Letterio Lipari, figurano anche le spese per i buoni libro e per il trasporto scolastico. On line la notizia si sta diffondendo e suscita interesse visto che si tratta di somme che, seppur modeste, sono molto attese dalle famiglie aventi diritto. Per il buoni libro i possibili risparmi per il Comune ammonterebbero a 50mila euro mentre per il trasporto scolastico a circa 170mila euro. Se questo taglio fosse in effetti fatto sarebbe di certo doloroso e avvertito dai cittadini. E, in genere, si tratta delle fasce meno abbienti.
Abbiamo parlato della questione con l’assessore alla pubblica istruzione Antonino Raciti che ci ha spiegato: «In questo elenco sono indicate le spese ritenute “non indispensabili” per il Comune, secondo quanto prevede la legge. Ai fini di un eventuale piano di riequilibrio il Comune deve eliminare le spese che non sono indispensabili. Queste due voci, buoni libro e trasporto scolastico, sono indicate dal burocrate ma poi è la politica e il Consiglio comunale che deciderà».
I 170mila euro per il trasporto scolastico comprendono, oltre alla benzina e alle spese connesse ai pulmini comunali, anche il rimborso degli abbonamenti per gli alunni che si servono dei pullman di linea per andare a scuola.





Secondo l’assessore ci sono altre spese che il Comune sostiene che potrebbero essere tagliate in maniera del tutto indolore per i cittadini.
Per quanto riguarda i buoni libro, nell’elenco del ragioniere ci si riferisce ovviamente solo ai fondi comunali destinati a questa finalità, visto che le famiglie ricevono anche il contributo dalla Regione per la fornitura gratuita o semigratuita dei libri.
In particolare Raciti vuole fare chiarezza: al momento, infatti, vi sono  famiglie che attendono il pagamento dei buoni libri. Ma si tratta del contributo regionale per il diritto allo studio. «Gli elenchi sono pronti – spiega Raciti – devono essere firmati dal dirigente finanziario e poi potranno essere materialmente liquidati in banca».
In questo caso essendo fondi regionali il Comune deve solo girare alle famiglie i soldi che riceve dalla Regione e poi rendicontare alla stessa Regione.  
Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 18 giugno 2015

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