I giovani protestano per l'ospedale di Giarre

Anche i giovani del comprensorio hanno preso posizione sulla chiusura del pronto soccorso. E lo hanno fatto con una manifestazione studentesca tenutasi ieri mattina per le vie del centro cittadino, ove, però, è stato lampante un calo di tensione da parte della cittadinanza che non ha partecipato massicciamente, così come era aveva fatto nei giorni scorsi.
In compenso, anche se gli adulti stavolta hanno latitato, i giovani erano ben consapevoli del motivo della protesta.
«I ragazzi – dice Isidoro Bracchi, del Liceo Leonardo – protestano per riottenere un loro diritto: l’ospedale. E non per riottenerlo com’era un mese fa, ma come è giusto che sia, con un pronto soccorso che funzioni perché, aldilà del loro comune di provenienza, i ragazzi ogni giorno vengono   qua a Giarre e se succede un’emergenza hanno bisogno di un ospedale vicino che funzioni. Il tempo è stato poco per organizzare delle assemblee, ma i ragazzi sanno tutti per cosa stanno lottando». Manuel Coco del Nautico di Riposto aggiunge: «Non ci basta un Pte, vogliamo un pronto soccorso a Giarre perché se ci sono dei casi gravi, non possiamo rischiare altri morti, già tre persone sono morte». «Noi rappresentanti della zona jonico-etnea  – dice Amedeo  Salice del “Fermi-Guttuso” - siamo oggi qui con gli studenti perché crediamo in questa lotta. L’ospedale ci garantisce il diritto alla salute, sancito dall’art.32 della Costituzione. In questa piazza sono presenti anche molti studenti pendolari: l’ospedale di Giarre non serve solo la popolazione di questo comune e dei comuni limitrofi, ma anche questi ragazzi di altri comuni più lontani».





In piazza anche altri giovani hanno manifestato insieme agli studenti. Tra loro, Nancy Puglisi che dice: «Non si può morire per mancato soccorso, per non avere un ospedale qui attivo. Questo territorio ha i numeri per avere un pronto soccorso. Sono scesa oggi a manifestare per gli anziani che non possono essere qui oggi, per i figli che avrò un giorno, per tutte le persone che hanno bisogno di aiuto. Non  basta un Pte».
I ragazzi, con slogan e striscioni, dopo essersi radunati in piazza Carmine, salendo da corso Italia sono giunti in piazza Duomo. Qui di nuovo hanno occupato la sede stradale, si sono raccolti in silenzio, in ricordo delle vittime della malasanità, e poi sono andati a manifestare davanti il Municipio.
Qui hanno trovato il vicesindaco Salvo Patanè che a lungo ha dialogato con loro: «Ho detto – riferisce Patanè - che quello che abbiamo ottenuto a Catania non è un punto di arrivo, ma la considero una vittoria storica, benchè minimale, perché per la prima volta ci stanno restituendo qualcosa che avevano portato via. Abbiamo invertito una tendenza conslidata. Dobbiamo vigilare su quanto è stato messo nero su bianco, e far si che l’insoddisfazione di questa comunità non si riduca alla protesta di un momento. Bisogna, invece, tenere alta l’attenzione.  Non è l’offerta sanitaria che volevamo, ma i locali dell’ospedale che prima erano vuoti ora sono di nuovo pieni». 
Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 28 maggio 2015

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