Giarre, niente più codici rossi al pronto soccorso di Giarre. Sindaco: chiediamo implementazione di altri servizi

Il futuro di quello che sino ad oggi abbiamo chiamato “ospedale” lo si sta, forse, disegnando in questi giorni in cui è in corso un’interlocuzione dei sindaci del distretto socio-sanitario con l’Asp di Catania. L’esito di questa interlocuzione dovrà poi passare al vaglio della Regione. Il punto di partenza è l’attuale condizione in cui versa il nosocomio e per questo nelle richieste contenute in una controproposta elaborata e condivisa dai sindaci del distretto è chiaro che non si poteva più riottenere quanto ormai definitivamente perso. Il pronto soccorso è “chiuso” o “rifunzionalizzato”? Aldilà delle parole, nei fatti un paziente grave, in codice rosso, non sarà più trattato a Giarre ove il pronto soccorso non dispone, ormai da anni, dei servizi, dei reparti a supporto. E questo per la sicurezza del paziente. Il pronto soccorso di Acireale sarà quindi il punto di riferimento anche per i pazienti dell’hinterland giarrese. Come chiedere, d’altra parte, il potenziamento del pronto soccorso se nell’ospedale mancano i reparti di supporto? «A fronte di un cartello con la dicitura pronto soccorso – spiega il sindaco Roberto Bonaccorsi - di fatto da molti anni esso non disponeva delle risorse tecnologiche, strumentali e dei requisiti organizzativi minimi per essere classificato come tale. Nella veste di rappresentante dell'assemblea dei sindaci del distretto sanitario, nella proposta che si è presentata all'Asp, partendo dalla pregiudiziale del mantenimento dei 73 posti letto, si è cercato di aumentare il livello di sicurezza e il diritto alla salute dei cittadini, avendo consapevolezza che quanto “scippato” negli anni per l’ignavia di chi non ha saputo difendere il diritto alla salute del distretto, non poteva più essere ripristinato.




Abbiamo rivisto i servizi chiedendone, tra l’altro, un’implementazione, prendendo atto della situazione dell’ospedale, pensando a servizi alternativi come, ad esempio, in tutti i comuni la presenza di un’ambulanza medicalizzata con un medico esperto in rianimazione e stabilizzazione del paziente, un infermiere e un autista soccorritore. In tal modo si accrescono i diritti alla salute».
L’interlocuzione è ancora in corso tra l’Asp e i sindaci, alla ricerca del risultato massimo possibile, per un territorio che da anni ha visto solo minimizzarsi il proprio ospedale.
Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 15 marzo 2015

Commenti