Il sindaco spiega al Viminale il suo piano...

Il sindaco Roberto Bonaccorsi ha presentato, personalmente, al Viminale il piano di riequilibrio finanziario del Comune di Giarre, mettendoci la faccia. Un gesto che già aveva compiuto per il Comune di Catania quando fu assessore della giunta Stancanelli. «Mi ha ricevuto il direttore generale del ministero degli interni, colui che si occupa della finanza locale - riferisce il primo cittadino –. Abbiamo parlato del piano di risanamento, abbiamo compiuto un’analisi di massima del piano, com’era stato impostato, quali sono le linee guida, che poi sono le stesse del piano di Catania che loro conoscono benissimo. La discussione è stata molto cordiale e ritengo molto produttiva. Le cose vanno in porto se le segui».
Bonaccorsi si fa forte della sua esperienza catanese e spiega che il fatto che sia un sindaco o un assessore che presenta personalmente un piano di riequilibrio viene interpretato come un impegno dell’amministrazione, mentre se viene mandato il burocrate a presentare il piano sa di un’amministrazione che ha solo messo il “visto” a scelte fatte da altri. «Ci assumiamo questa responsabilità da un punto di vista politico – rimarca il Bonaccorsi – non è una  questione tecnica».
L’approvazione di un piano di riequilibrio non è semplice o scontata; tant’è che su 112 piani di risanamento presentati, sino ad oggi ne sono stati approvati solo sette, e uno di questi è quello catanese, redatto da Bonaccorsi. Ma comuni come Napoli o Reggio Calabria hanno avuto bocciato il loro piano dalla Corte dei conti.
Bonaccorsi era andato a Roma per partecipare ad un incontro che si è tenuto all’Anci con i rappresentanti del ministero dello sviluppo economico. Oggetto della discussione era la zona franca urbana e, più in particolare, il perimetro della zfu: sono, infatti, nate delle interpretazioni diverse sulle strade di confine e le conclusione a cui si è giunti, a seguito dell’incontro, possono essere utili per gli operatori economici o per i commercialisti. «In definitiva – spiega il primo cittadino – come previsto nella delibera del Cipe, bisogna fare riferimento alla zona censuaria. Nella delibera sono individuate perfettamente le zone censuarie e quindi basta andare all’anagrafe. Ci è stato detto, quindi, di non considerare le cartografie, che avevano solo un elemento di identificazione territoriale, ma di considerare le unità censuarie su cui insiste l’immobile».
Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 28 febbraio 2014

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