Giarre numerosi nomadi dentro stabilimento dismesso

l'esterno dello stabilimento dell'ex pastificio Strano
Sembra assumere i contorni di un’emergenza sociale la presenza di numerosi nomadi all’interno dell’ex pastificio Strano, in via Manzoni. C’è chi dice che dentro lo stabilimento si trovino un centinaio di nomadi, forse Rom; qualcuno, addirittura, parla di duecento persone che bivaccano sia all’interno dell’edificio che all’esterno, dentro delle tende collocate nel cortile interno e visibili anche dalla strada.
La situazione ha creato clamore anche sui social network. I vicini raccontano che all’inizio, mesi fa, dentro lo stabilimento erano andate a vivere poche persone e non creavano alcun problema. Da circa due, tre mesi vi è stato un boom. I vicini riferiscono che queste persone sono spesso ubriache, quei pochi soldi che hanno li spendono in birra e sigarette. Purtroppo litigano spesso tra di loro e questo crea un problema per la sicurezza. Tra di loro ci sono anche donne con bambini.
Vicino allo stabilimento si trova il centro Santa Chiara. Qualcuno dei nomadi ha raccontato agli operatori del centro di essere stati cacciati dal campo dove si trovavano prima a Catania perché vi dovevano pagare una sorta di affitto (o pizzo) ad altri gruppi di nomadi che si erano imposti.
Probabilmente queste persone che vivono dentro lo stabilimento frugano anche tra i vestiti donati alla Caritas, che poi gli operatori trovano buttati per terra alla rinfusa.
Più volte i vicini si sono rivolti alle forze dell’ordine e alle istituzioni chiedendo un intervento: non è questione di razzismo o di intolleranza ma di dare una collocazione decente a queste persone.
Tra i primi a rivolgersi alle istituzioni anche padre Diego Sorbello che racconta: «Ho chiesto alla polizia municipale di intervenire e le istituzioni, la Prefettura è intervenuta, ma al momento il risultato è stato che se prima queste persone entravano dentro lo stabilimento dalle finestre, adesso vi entrano dal cancello di via Musumeci».
«Stiamo aspettando indicazioni dalla Prefettura – spiega il Comandante della Polizia municipale Maurizio Cannavò – la problematica è complessa perché contestualmente allo sgombero bisogna trovare una collocazione per queste persone». «Il problema non è lo sgombero ma la collocazione»  ribadisce il dirigente dei servizi sociali del Comune Giuseppe Panebianco che aggiunge: «Le attività sono coordinate dall’ufficio immigrazione della Prefettura che ci ha comunicato che dobbiamo attendere sue indicazioni. Frattanto delle associazione, come l’associazione Si.Ro., è stata incaricata di monitorare la situazione per fornire informazioni utili».
Forse gli impegni elettorali stanno ritardando un intervento che però più passa il tempo, più diventerà complicato visto che i nomadi dentro lo stabilimento dismesso vanno aumentando.
mgl
18 giugno 2013

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