Quattro senza dimora vivono dentro l'ospedale di Giarre

Quattro senza dimora da anni vivrebbero all’interno dell’ospedale di Giarre. L’anno scorso sul caso di una senza dimora che si era stabilita all’interno del nosocomio di via Forlanini aveva acceso l’attenzione il Tribunale per i diritti del malato. Da allora non è cambiato nulla e stavolta a sollevare il caso è il coordinatore del presidio ospedaliero di Giarre e Acireale, dott. Giuseppe Spampinato. I quattro non sono facilmente rintracciabili, tutt’altro: appena si avvicina qualcuno scappano e neanche lo stesso dott. Spampinato è riuscito a incontrarli. Tuttavia, i quattro stazionano abitualmente all’interno dell’ospedale al piano terra, lato mare e lasciano vistosi segni della loro presenza: sacchetti con biancheria intima sporca e resti di cibo.
Oltre a problemi di natura igienica, come riferisce il dott. Spampinato sono sorti anche problemi di sicurezza: «Lo scorso inverno – riferisce il coordinatore del presidio -  durante una notte particolarmente fredda un divano ha preso fuoco. Probabilmente queste persone fumano e bevono e una cicca di sigaretta è stata all’origine delle fiamme; è stato anche necessario anche l’intervento dei vigili del fuoco».
Nel tempo sono state adottate varie iniziative per allontanare queste persone dall’ospedale, ma senza esito. A seguito dell’incendio verificatosi quest’anno, il dott. Spampinato ha scritto al sindaco di Giarre, ai servizi sociali del Comune e dell’Asp, al direttore del servizio di salute mentale, al Procuratore della Repubblica e al Prefetto. «Nella lettera – spiega – ho fatto presente che queste persone hanno bisogno di assistenza e che si sono creati anche problemi per la sicurezza».
Le assistenti sociali dell’Asp e quelle del Comune hanno contattato una dei senza dimora, una donna sui 56 anni, la più conosciuta del gruppo perché, a quanto risulta, si prostituisce. Le assistenti sociali sono riuscite a convincere la signora ad andare in una casa–famiglia. Gli altri senza dimora non sono stati, invece, rintracciati. La stessa signora, dopo 8-10 giorni è ritornata di nuovo nell’ospedale. La signora ha disturbi psichici ed è una persona difficile da aiutare. Tempo fa i servizi sociali le avevano trovato anche una casa in affitto, ma sono presto sorti problemi con il vicinato.
A questo punto, la soluzione, anche secondo il dott. Spampinato potrebbe essere un trattamento sanitario obbligatorio (Tso) che porti queste persone in una comunità terapeutica assistita (Cta). In questo tipo di comunità un ricovero potrebbe anche protrarsi per anni e in provincia di Catania sono presenti diverse Cta. In questi casi il Tso richiede un concorso di enti che si spera a questo punto si attivino. Il Tso, infatti, viene disposto o dal sindaco o dal magistrato su proposta del Dipartimento di salute mentale. L’esecuzione è un procedimento amministrativo che deve essere eseguito dalla polizia municipale insieme, se necessario (praticamente sempre), con personale sanitario.
MGL
4 aprile 2013

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