Disagi cenere vulcanica: il bicchiere mezzo pieno


Emergenza, seccatura, dispendio di soldi pubblici e polemiche, disorganizzazione dei Comuni, problemi alle vie respiratorie, disagi alla circolazione stradale, eccetera. Ma oltre a tutto questo le piogge di cenere vulcanica sono anche un’occasione per riscoprire lo spirito di collaborazione tra le persone e l’impegno individuale, anche per un’utilità collettiva e non solo per la propria. Basti pensare alle persone che spazzano i marciapiedi o interi tratti di strada e non solo davanti alle loro case. Una prospettiva magari curiosa ma a cui ha fatto caso il prof. Enrico Rizza che ci ha detto: «E’ commovente vedere un popolo che davanti a situazioni come questa, in modo silenzioso, composto, rimuove la cenere vulcanica, consapevole che il giorno dopo tutto può essere vanificato da una nuova emissione dall’Etna. E’ bello vedere gente che davanti alle necessità non sta con le mani in mano. Non è solo pensare al proprio interesse:  quando raccogli la sabbia dalla tua terrazza o dal tuo balcone eviti che cada sotto per strada». Il non rassegnarsi e il mettersi a lavoro per se stessi e per gli altri magari può essere un motivo di sprone per altre problematiche più grosse che affliggono la nostra terra.
Che poi la cenere sia anche stimolo alla collaborazione e possa aiutare a riscoprire l’amore per gli spazi comuni lo possono testimoniare i ragazzi dell’oratorio festivo “Sant’Isidoro agricola” di via Carlo Alberto che ieri, armati di scope, pale, palette e cariola hanno pulito gli spazi aperti dell’oratorio. Uno di loro, Claudio Di Bartolo ci racconta:«L’oratorio è anche un po’ casa nostra. Stiamo pulendo anche per il piacere di stare insieme, sia crea collaborazione e senso di comunità e questo incarna lo spirito dell’oratorio. A pulire siamo i più grandi ma anche i più piccoli vogliono farlo: sono stati risparmiati dalla mancanza di scope e palette. Ci arrangiamo, qualcuno si è portato qualche attrezzo da casa. Nessuno si sottrae al lavoro e ognuno appena arriva dice “Che cosa posso fare?”».
E c’è anche chi fa di più della propria parte. «L’altro giorno – racconta Salvo Catalano - sono arrivato in oratorio dopo la prima pioggia di cenere e ho trovato tutto pulito: un signore che viene la domenica a giocare nel campetto aveva rimosso la cenere tutto da solo, raccogliendo ben 25 cariole di sabbia».
Maria Gabriella Leonardi
La Sicilia 3 marzo 2013

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