Nel carcere di Giarre, in via sperimentale, regime a celle aperte

Partirà entro questa settimana, in via sperimentale, nella Casa circondariale di Giarre, la realizzazione del regime detto “a celle aperte”. I detenuti, grazie a questo regime, non resteranno reclusi dentro le celle ma potranno muoversi all’interno della sezione carceraria. Questo regime, come spiega una nota del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, è destinato ad alcuni detenuti del reparto comuni che possiedono i requisiti richiesti dalla circolare dipartimentale sulla individuazione, in ambito regionale, di circuiti previsti dal D.p.r. 230/2000, e che prevede per gli operatori di Polizia penitenziaria l'adozione di modelli di sorveglianza dinamica. Domenico Nicotra, vice segretario
dell'Osapp, spiega: «Questo progetto è di notevole importanza perché rappresenta uno dei primi passi, ove è possibile, per alleviare il sovraffollamento che ormai è la piaga più grave contro cui si scontra la realtà penitenziaria italiana».
Come ci spiega Nicotra, è stato il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino, a portare avanti questo regime. «Si tratta – aggiunge Nicotra –  di un modo nuovo di pensare la pena all’interno del carcere per avviare gradualmente il detenuto alla libertà. Può anche sopperire alle carenze di personale».
Il direttore della Casa circondariale di Giarre, dott.Aldo Tiralongo, commenta così questa sperimentazione: «I detenuti resteranno reclusi dentro la sezione e non dentro le celle. Sinora questo regime era già attuato nella sezione a custodia attenuta (Icatt), adesso viene esteso ad un’altra sezione del carcere». La casa circondariale di Giarre, infatti, è suddivisa nel circuito Icatt e nel circuito a media sicurezza, quest’ultimo sarà ripartito in due: uno resta come prima, l’altro passerà a regime aperto. In ognuna delle tre sezioni ci sono, in media, 35 detenuti. «La custodia meno rigida - aggiunge il direttore Tiralongo – sarà estesa ai detenuti in base al loro spessore criminale, alla loro condotta, ai reati connessi». Nella prima fase sperimentale i detenuti che posseggono tutti i requisiti necessari potranno usufruire della custodia meno rigida; in una seconda fase è prevista anche l’implementazione con attività da realizzare insieme a realtà del territorio, come, ad esempio, associazioni di volontariato ed enti che possono offrire occasioni di natura trattamentale per avviare un percorso rieducativo.
«Giarre – sottolinea il direttore – è uno degli istituti scelti per questa sperimentazione anche grazie all’esperienza che ha maturato nella custodia attenuata».
Maria Gabriella Leonardi
5 luglio 2012

Commenti