Perchè gli impianti pubblicitari abusivi non sono stati ancora rimossi, visto che il Comune aveva annunciato di farlo
Com’è andata a finire con le iniziative che il Comune aveva annunciato di avviare per rimuovere gli impianti pubblicitari abusivi? La questione è sollevata dal consigliere comunale di opposizione Josè Sorbello che all’amministrazione ha chiesto perchè gli impianti non sono stati ancora rimossi: «la tutela del paesaggio – rileva Sorbello – trova pieno riconoscimento all’art.9 della Costituzione italiana e gli impianti pubblicitari abusivi costituiscono un pericolo per la circolazione veicolare».
E sulla tutela del paesaggio basta pensare allo scempio a cui si assiste sul ponte di Santa Maria la Strada con un panorama etneo mozzafiato nascosto da maxi-cartelloni.
Ma dal Comune fanno sapere di essere all’opera: l’ufficio competente in impiantistica pubblicitaria comunica, in una nota, che, attualmente, si è nella fase di accertamento di inottemperanza alla rimozione dei cartelloni 6x3 abusivi. Questa fase che è stata preceduta da una complessa attività, a cominciare dal monitoraggio di tutti gli impianti presenti sul territorio, dalla redazione dei verbali di sopralluogo, gli accertamenti per identificare i titolari degli impianti e i titolari delle ditte responsabili dell’immagine espositiva. Ad oggi, sono state verbalizzate 66 ditte, a cui si contesta una sanzione di 398 euro, ai sensi dell’art.23 comma 4 e comma 11 del Codice della Strada “posa non autorizzata di pubblicità” e in virtù di quanto previsto dal Piano generale degli impianti pubblicitari approvato con delibera di giunta del 13-01-03.
Inoltre, agli stessi trasgressori viene contestata una seconda sanzione anche dall’ufficio comunale tributi dipendente dalla II area.
Il dirigente della IV Area Servizi tecnici, arch.Venerando Russo afferma:«è stata già preventivata la spesa per finanziare la rimozione dei cartelloni e quanto prima si procederà con la fase attuativa». La nota spiega che le spese sostenute dal Comune per la rimozione, il deposito e la custodia delle strutture, verranno poste a carico dei responsabili della violazione; trascorso il termine di 180 giorni dalla rimozione, senza che vi sia stata richiesta di restituzione e il pagamento dell’intero debito, il Comune procederà alla distruzione dell’impianto con spese a carico dei responsabili o in subordine l’impianto verrà definitivamente acquisito al patrimonio comunale.
pubblicato su La Sicilia del 27 marzo 2012
Maria Gabriella Leonardi
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