Giarre, da ottobre a oggi, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso si sono triplicate le domande di indennità di disoccupazione ordinaria

«Dal dopoguerra a oggi, per quanto riguarda l’occupazione, quella che stiamo attraversando è, in assoluto, la crisi più grave. E lo affermo anche dopo essermi confrontato con altri colleghi più anziani». Ad affermarlo è Vincenzo Cubito, responsabile zonale del patronato Inca-Cgil e segretario della locale camera del lavoro. Il suo sindacato nella zona jonica serve un bacino di 8000-9000 utenti, tra cui diverse migliaia di lavoratori. Solo a Giarre i pensionati iscritti sono 2000. La sua visuale è, quindi, molto significativa.
Che stiamo attraversando un brutto periodo di crisi lo sapevamo, ma fanno impressione i numeri snocciolati dal sindacato: «dallo scorso mese di ottobre a oggi - afferma Cubito – ho trattato tra le 500 e le 600 domande di disoccupazione, sia  ordinaria che con requisiti ridotti». La disoccupazione ordinaria, in particolare, riguarda i lavoratori a tempo indeterminato, quelli con il tanto ambito “posto fisso”; per questa categoria di lavoratori, Cubito stima addirittura un 300% in più di domande di disoccupazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre definisce “esponenziale” l’aumento della indennità di mobilità, nello stesso periodo. «I settori a cui appartengono questi lavoratori – spiega Cubito – sono, innanzitutto l’edilizia, poi il florovivaismo, l’agroindustria e anche il commercio, anche se in parte minore». La disoccupazione colpisce entrambi i sessi e tutte le fasce di età. Ad aggravare ancor di più la situazione ci sono anche i lavoratori stagionali:  con la riduzione delle ordinazioni, infatti, le aziende che durante l’anno chiamavano a lavorare dei lavoratori stagionali adesso non li stanno richiamando o hanno ridotto il numero di lavoratori chiamati: «il caso dei lavoratori stagionali rimasti senza lavoro – sottolinea Cubito – non emerge nei dati dei Centri per l’impiego perchè non risultano licenziati. Tuttavia, la disoccupazione reale, quella che vediamo intorno a noi, in pratica aumenta».
Ma come fanno tutte queste persone rimaste senza un lavoro ad andare avanti, ad arrivare alla fine del mese? Dal suo punto di vista Cubito la vede così: «può capitare – spiega – che, ad esempio, nell’edilizia un lavoratore venga sganciato, percepisce la disoccupazione, e poi viene riassunto. Ma il rischio reale è l’aumento del lavoro nero. Anzi – rimarca il sindacalista – il rischio è che la crisi possa creare un alibi per licenziare e, di conseguenza, per il lavoro in nero».
Bisogna a questo punto concentrarsi su come uscire da questa crisi che è internazionale ma che ha effetti ancor più devastanti in zone economicamente depresse come la Sicilia:  «E’ necessario – conclude Cubito - che a livello regionale e nazionale i governi creino sviluppo, incoraggino i mercati e creino le condizioni perché l’economia riparta; un aiuto potrebbe venire dallo snellimento della burocrazia».
Maria Gabriella Leonardi
12 febbraio 2012

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