Farmacie: cosa potrebbe cambiare a Giarre con il decreto sulle liberalizzazioni

Altre due o tre farmacie potrebbero essere aperte a Giarre, a seguito del decreto sulle liberalizzazioni varato dal Governo e che sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale tra oggi e domani. Bisognerà però vedere quali modifiche il Parlamento apporterà al testo. 
Abbiamo interpellato il dott. Salvatore Buda, segretario di Federfarma Catania,  per conoscere la sua opinioni su questo decreto e anche per capire cosa potrebbe cambiare a Giarre.
- Dott. Buda, lei è titolare di una storica farmacia a Giarre, cosa pensa delle liberalizzazioni?
Non siamo contrari alle liberalizzazioni in via pregiudiziale, ma non potremo mai essere d'accordo su misure ispirate a un “liberismo sfrenato”, come quelle messe a punto dal Governo, che rischia di danneggiare irrimediabilmente il tessuto di alcune categorie, non solo quella dei farmacisti, che pure hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo del nostro paese. Non dimentichiamo che, secondo un'indagine Confcommercio, la farmacia risulta in testa al gradimento dei cittadini: è un servizio che funziona e riscuote la fiducia della popolazione, così com'è, per la sua capillare presenza sul territorio. Noi siamo favorevoli a portare i servizi dove sono di utilità ai cittadini.
 - Cosa cambierebbe a Giarre per effetto dell'entrata in vigore del decreto sulle liberalizzazioni?
- La previsione di una farmacia ogni tremila abitanti consentirebbe di aprire altre due o tre farmacie, in aggiunta alle sette già esistenti nel comune. Questo vuol dire che aumenterebbe del 20-30% l'offerta, senza che ciò si traduca in un vantaggio per il cittadino, perché non è pensabile incentivare il consumo di farmaci come avverrebbe per un altro prodotto qualsiasi.
Quali potrebbero essere le conseguenze di queste nuove aperture? 
Il primo problema sarebbe quello dell'ubicazione: le farmacie esistenti sono concentrate in  centro, perciò le nuove dovrebbero sorgere in zone decentrate, per dare un effettivo servizio alla popolazione e garantire un'adeguata copertura territoriale. Ma questo aspetto è di competenza degli enti locali. Ciò che ci preoccupa maggiormente è invece il profilo occupazionale. Si è fatta tanta propaganda sull'ipotetica creazione di posti di lavoro come effetto dell'apertura di nuove farmacie, senza considerare, dall'altro lato, che le farmacie preesistenti si vedranno ridurre il fatturato e quindi avranno difficoltà a mantenere gli attuali livelli occupazionali. Un serio dibattito dovrebbe tener conto di questi problemi e dei reali riflessi che l'apertura di nuove farmacie può avere sui cittadini e sui dipendenti delle farmacie stesse. Quello che chiediamo da tempo, come Federfarma Nazionale, è appunto di sederci al tavolo del dialogo con il Governo e poter dire la nostra, senza restare vittima di sterili pregiudizi che rischiano di danneggiare non solo noi, ma anche il cittadino, che è il primo fruitore del servizio farmaceutico

Maria Gabriella Leonardi
25 gennaio 2012

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