Il decreto svuota-carceri non porterà benefici di rilievo al carcere di Giarre


Il decreto legge n.211, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale due giorni fa e noto come svuota-carceri non porterà benefici significativi nella casa circondariale di Giarre. Ne abbiamo parlato con il direttore, Aldo Tiralongo, che ci ha dichiarato: «Non ci aspettiamo grossi vantaggi da questo decreto per quanto riguarda il sovraffollamento».
La legge n.199 del 2010 disponeva la possibilità per i detenuti di concludere l’ultimo anno di detenzione ai domiciliari; il decreto legge 22 dicembre 2011 n.211 estende da 12 a 18 mesi il periodo di pena finale da scontare ai domiciliari per le condanne non gravi. «Non c’è in questo un automatismo – precisa il direttore Tiralongo – non tutti i detenuti che devono scontare gli ultimi 18 mesi potranno farlo ai domiciliari: il magistrato di sorveglianza deve, infatti, valutare il detenuto, se è recidivo, i suoi pregressi, la sua pericolosità… Vi sono poi tipologie di reati per cui è esclusa questa possibilità dei domiciliari». Insomma, il detenuto per potere accedere ai domiciliari nell’ultima fase di detenzione deve possedere determinati requisiti. «Con la legge 199/2010 – continua il direttore - solo sei detenuti del carcere di Giarre sono andati ai domiciliari e anche con questo decreto non saranno molti i detenuti che concluderanno la pena ai domiciliari». Un numero, quindi, davvero esiguo su una popolazione carceraria che nella casa circondariale di Giarre è di 102 detenuti. «I posti – spiega il direttore Tiralongo – qui potrebbero essere sino a 120, ma qui c’è l’Icatt (l’istituto a custodia attenuata) un reparto di media sicurezza in cui i detenuti dovrebbero essere sessanta mentre invece sono di più».
La casa circondariale di Giarre si distingue, infatti, dalle altre carceri della provincia perché è anche Istituto a custodia attenuata ove sono ospitati detenuti tossicodipendenti che hanno chiesto di partecipare volontariamente ad un programma di recupero e riabilitazione. All’interno della struttura i detenuti che partecipano a questo programma possono lavorare nelle coltivazioni in serra e in attività artigianali.
Il sovraffollamento della casa circondariale di Giarre non è una novità, se ne sono occupati anche le inchieste dei radicali. Nota è anche la carenza di organico della polizia pentiziaria nella struttura giarrese, come più volte denunciato dai sindacati. Neanche dal drammatico fenomeno dei suicidi in carcere il penitenziario giarrese è rimasto immune: nel 2010, un detenuto si suicidò.
Qualche giorno fa, a portare una parola di conforto ai detenuti è andato, per la prima volta, il nuovo vescovo di Acireale, mons.Antonino Raspanti che ha presieduto nel penitenziario una celebrazione molto sentita e partecipata.   
Maria Gabriella Leonardi 
24 dicembre 2011

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