Parrochia S.Francesco:Non abbiamo pagato il pizzo,nè lo avremmo pagato per riavere il camion


parrocchia S.Francesco d'Assisi al Carmine - Giarre
 «Per riavere il camion della Caritas non è pervenuta richiesta di riscatto, né avremmo pagato per riaverlo. Siamo convinti che la malavita si lotta solo con la fedeltà alla legge e all’onestà». Con queste parole la comunità parrocchiale “San Francesco d’Assisi” al Carmine commenta, sul foglietto parrocchiale, il furto e poi il rinvenimento, nei giorni scorsi, del camioncino usato dalla Caritas per trasportare alimenti, vestiti e altro. E pensare che a Giarre si sente spesso parlare di furti di auto, di richieste di riscatto e di auto incendiate ma, sinora, solo questa comunità parrocchiale dichiara pubblicamente: noi non abbiamo pagato e non avremmo pagato se ci avessero chiesto soldi. Il parroco della “San Francesco”, padre Diego Sorbello, sintetizza il messaggio che la parrocchia vuole dare con una frase bellissima: «Cristo non avrebbe pagato il pizzo, il cristiano che vuole essere suo discepolo non paga il pizzo». Il frate rifiuta l’ipotesi che il furto del camioncino sia stato una sorta di avvertimento per la presa di posizione pubblica della parrocchia in tema di sicurezza e legalità a Giarre e fa un’analisi della situazione cittadina: «A Giarre si paga il pizzo, si lamentano tutti però nessuno alza la voce. Pagando il pizzo non si allontanerà questa gente, anzi la sia avrà continuamente tra i piedi. Abbiamo avuto la restituzione del camion perché qualcuno si è sensibilizzato al disagio che stavano procurando ad una comunità, quella giarrese, nella quale vivono tantissimi poveri». Il concetto è espresso anche nel foglietto parrocchiale ove si inquadra il furto del camion nella logica di una guerra tra poveri, anzi tra “orfani”:«chi ha rubato è “orfano” di quei valori umani indispensabili per una civile convivenza. Mentre le vittime del furto sono i tanti poveri di Giarre e dintorni che sono “orfani”, cioè mancanti di ciò che è richiesto dalla loro natura di uomini e dovuto dalla società che si permette di sprecare ciò che appartiene anche agli altri».

Cosa può fare, quindi, la comunità cristiana per sensibilizzare alla legalità? «Si educa alla legalità – risponde padre Diego – comportandosi bene, non pagando il pizzo, aiutando i veri bisogni attraverso una carità organizzata, che non è elemosina, e annunciando il Vangelo: la Verità rende liberi».
Maria Gabriella Leonardi

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