A chi importa di piazza Duomo?

Ormai non ci fa caso più nessuno, nessuno si indigna più, nessuno protesta: piazza Duomo, il simbolo della città è degradata a parcheggio di auto. A tutte le ore. Non siamo in un quartiere degradato, ma nel centro storico, parcheggiano indifferenti sulla piazza persone per bene. Ma nessuno pensa che le auto su una pavimentazione destinata ai pedoni danneggiano le mattonelle. E, infatti, numerose mattonelle sono rotte, tante altre sono indelebilmente macchiate di olio: e che importa? I siciliani questi siamo, pensiamo al nostro interesse aldilà delle regole e abbiamo una squallida capacità di distruggere quanto possediamo di più bello: la natura, i monumenti...Chi ricorda com’era piazza Duomo trent’anni anni fa, quando era un parcheggio sconnesso e buche buche? Chi ha sentito parlare dei concerti in piazza Duomo nei primi decenni del ‘900? Quei concerti che, grazie alla cassa armonica, si udivano dalla piazza di S.Alfio? Ma non sarà certo la storia a salvare piazza Duomo. Un deterrente può essere un’azione repressiva dei vigili urbani. Sulla piazza neanche un segnale che indichi il divieto di sosta. «La questione dei parcheggi in piazza Duomo - spiega in una nota il comandante dei vigili urbani, col.Maurizio Cannavò - continua ad essere uno dei problemi della nostra città; i nostri vigili, tra molteplici impegni d'istituto, effettuano dei controlli a più riprese nel centro storico nel corso della giornata. Purtroppo, nonostante le tante multe, le auto vengono parcheggiate ai bordi della piazza. In passato sono stati collocati dei paletti che però, misteriosamente, sono stati rimossi. Ancora peggio per le fioriere posizionate lungo il perimetro della piazza (adiacenze villetta Garibaldi) totalmente distrutte da ignoti automobilisti, probabilmente nell'intento di parcheggiare a tutti i costi. Di recente - conclude Cannavò - ho inoltrato all'Utc la richiesta di collocazione di nuovi paletti dissuasori da posizionare ai bordi della piazza. Attendiamo fiduciosi novità in tal senso».
Maria Gabriella Leonardi
(LA SICILIA 27 maggio 2009)

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