Giarre, quattordicenni chiedono la "pillola del giorno dopo"

Aumenta tra gli adolescenti di Giarre e dintorni l'uso... della pillola del giorno dopo. Succede, dicevamo, a Giarre ma succede un po' ovunque: il sabato sera la richiedono, in tanti, alla guardia medica e al pronto soccorso; il lunedì mattina al consultorio, prima di andare a scuola.
Anche a 13-14 anni si ha ormai il primo rapporto sessuale e permane l'usanza tra i ragazzi di non adottare alcuna precauzione nei rapporti, pur cambiando spesso «zito»/«zita»": «Amano il rischio - spiega il dott.Salvo Mauro, ginecologo del consultorio di Giarre - come quando guidano ad alta velocità». Ad alta velocità e magari un po' brilli.
In città diversi tra medici e farmacisti non prescrivono o vendono la pillola del giorno dopo perché, per credo o convinzione, la ritengono un aborto chimico; e ragazze e ragazzi, passata l'«euforia», cercano un rimedio veloce al rischio di una gravidanza indesiderata girando tutti gli enti possibili alla ricerca del medico che la prescriva senza fare problemi: che importa se non ne spiega i possibili effetti collaterali o se non si accerta se la ragazzina che ha davanti, in base al suo stato di salute, può assumerla?
Nel consultorio i ragazzi trovano un luogo dove, in assoluta riservatezza, sono ascoltati e dove possono raccontarsi.
«Occorre un'opera capillare di informazione dei giovani, bersagliati da falsi miti -evidenzia il dott. Mauro: - amore e sessualità sono spesso al centro delle loro domande e per gli educatori non sempre è facile rispondere. E' necessario organizzare corsi di formazione, per gli insegnanti e per i ragazzi, da inserire tra le materie curriculari: la tanto discussa "educazione sessuale" non può essere solo una descrizione di come si fa sesso e dei vari metodi anticoncezionali: da più parti viene interpretata e realizzata cosi! Piuttosto dovrebbe essere un percorso che comincia già dalla scuola dell'infanzia, accompagnando nella scoperta della corporeità, dell'affettività, della complementarietà dei due sessi, per giungere a una visione della sessualità come dimensione strutturale della persona e del rapporto sessuale come profonda donazione di sé.
«Spesso le scuole mi invitano a parlare ai ragazzi, ma un mio intervento di un'ora non basta».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su La SICILIA del 29 marzo 2008)

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